"Il calcio è la cosa che mi piace di più, forse anche più della vita" diceva Ferenc Puskás dopo una esistenza trascorsa sui campi di tutto il mondo. Parole che suonano come una dichiarazione d'amore, magica e definitiva, nei confronti di uno sport entrato prepotentemente nell'immaginario collettivo. Undici storie che raccontano uomini e vicende indimenticabili, invenzioni geniali, grandi gesti di altruismo e coraggio, ma anche vigliaccherie e crudeltà, che pure fanno parte di una storia lunga e piena di contraddizioni come quella del football. Lo schiaffo alla Germania nazista dell'austriaco Matthias Sindelar, i mondiali del 1978 in Argentina e le migliaia di desaparecidos di cui nessuno sembrava accorgersi, la Colombia e la "generazione d'oro" di Valderrama e Higuita che chiuderà la sua parabola a USA 94 con il successivo assassinio di Andrés Escobar a Medellín, l'Unione Sovietica guidata dal colonnello Lobanovs'ky, capace di una finale europea nel 1988 prima della dissoluzione del proprio stato nazionale. Il calcio come metafora dei tempi, quindi, specchio di vicende umane e collettive che si spingono al di là di una semplice partita, al di là, forse, del calcio stesso.