"Ci ritroviamo a vivere un tempo in cui ciò che viene esaltato è la precarietà, l'instabilità, insistendo con superbo distacco nell'ignoranza del passato. E questo spiega perché le relazioni fra gli uomini, le generazioni e i continenti siano divenute conclamate occasioni di ostilità, fino a manifestarsi in termini drammatici. Lo sgomento in cui vive gran parte dell'umanità ha fatto riemergere l'insopprimibile sentimento della Comunità, d'una appartenenza condivisa, di un destino coinvolgente, che è sempre stato parte della cultura umana nelle sue espressioni più concrete, cioè in tutto ciò che viene a formare la cultura universale dell'uomo, che non può sentirsi appagata se non come universo di culture locali. Lo spazio territoriale dove la persona si forma, riceve il patrimonio dei padri, che continuerà a riflettersi ovunque decida di collocarsi in futuro. Se lo si rinnega, cessa anche il passaggio del complesso patrimonio identitario che si esprime meglio con il termine inglese heritage, con significato di sintesi molto chiara nell'indicare questa prosecuzione del senso di radicamento, di appartenenza come necessità antropologica". (dall'Introduzione dell'autore alla nuova edizione)