Nel mondo è in atto un rifacimento della politica. Rivoluzioni tecno-scientifiche ridisegnano le dinamiche del potere e il volto dell'omologazione, fra quiescenza, tensioni e lacerazioni della società. Dietro la retorica dell'universalismo dei diritti, dell'individualismo e della sicurezza, un monoteismo dei valori restringe il pluralismo politico, la libertà di pensiero e l'eguaglianza di cittadinanza. La politica democratica resta il "fatto" costitutivo della convivenza tra diversi, dove il metodo (procedure istituzionali), il credo (ideali, valori, ideologie) e la forza (materiale e immateriale) sono le risorse e la posta in gioco. Né degli angeli, né dei diavoli, la politica è cosa umana: è governo del conflitto tra uomini divergenti condannati a convivere. Senza una politica della dignità e del riconoscimento reciproci, si alimentano esclusioni, sofferenze, risentimenti. Le politiche dell'ordine e dell'obbedienza basate sul restringimento del campo delle alternative producono effetti perversi, come una pace sociale para-totalitaria e pseudo-democratica. Una società sana non può prescindere da un discorso pubblico aperto e "agonistico", da un confronto tra alternative etico-politiche. La libertà comporta rischi e conflitti: se la politica democratica cerca di eliminarli, nega se stessa. La coesistenza tra dissimili è immersa nel tempo storico: imparare a con-vivere tra diversi è la sempiterna sfida.