Dopo "Antropologia strutturale", il cui titolo viene ripreso per "Antropologia strutturale due", Claude Lévi-Strauss pubblica una terza raccolta di scritti: "Lo sguardo da lontano". Per quest'opera sceglie un titolo differente, che esprime l'essenza e l'originalità dell'approccio etnologico, un approccio non condizionato dai pregiudizi dell'osservatore. A completamento delle due opere manifesto, l'ultimo volume del trittico assume l'andamento di un'introduzione all'antropologia e ai suoi temi principali: dai concetti di razza e cultura a quelli di famiglia, matrimonio e parentela; dal mito e dalla religione alle credenze e ai riti; dal cosmopolitismo alle riflessioni sulla libertà, insieme all'arte, alla musica e alla linguistica. In "Lo sguardo da lontano" Lévi-Strauss chiarisce in che cosa consista la rivoluzione copernicana di cui le scienze umane sono debitrici allo strutturalismo: «Invertire la prospettiva tradizionale: intendere fin dall'inizio le relazioni come termini e i termini stessi come relazioni. In altre parole, nel reticolo dei rapporti sociali, i nodi hanno una priorità logica sulle linee». Ora riproposto nella traduzione originale di Primo Levi, "Lo sguardo da lontano" è un libro di una chiarezza e di una densità di idee che vanno al di là dell'etnologia e che si offrono come esempio di una mente sempre aperta e libera.