I Kafiri sono genti indoeuropee, del gruppo indoiranico, che abitano - sarebbe meglio dire abitavano, essendo ormai praticamente estinti - le vallate impervie e quasi inaccessibili dell'alto Hindu Kush (l'antico Paropàmiso dei Greci) a nord-est di Kabul. L'Hindu Kush è la catena montuosa quasi frangia occidentale delle catene del Pamir, del Karakoram e dell'Himalaya, che separa i bacini dell'Amu Darya (l'antico Oxus) da quelli del Kabul e dell'Helmand. Appartenenti linguisticamente al sottogruppo dei Dardi, praticavano una religione pagana e politeista, circondati completamente da popolazioni islamiche, alle quali si deve il loro nome: Kafir in arabo infatti significa miscredente, con tono dispregiativo. Erano suddivisi in due nazioni, i Kafiri rossi o Kafiri Kati e i Kafiri neri o Kafiri Kalash. Nel 1896 (alcuni riportano il 1894 o 1895) i Kafiri rossi furono attaccati, massacrati e resi schiavi dall'Emiro di Kabul, che convertì forzosamente i sopravvissuti. Il loro paese prese allora il nome di Nuristan o paese della Luce. Il libro del Robertson, che poco prima di questi fatti per circa un anno visse tra di loro (nel 1890-91), costituisce una testimonianza unica.