Con l'espressione "ironia antropologica", Clifford Geertz, che la coniò, intendeva indicare lo scarto che gli studiosi registrano, nel corso della ricerca etnografica, tra le loro aspettative e i comportamenti che si manifestano sul campo, tra la teoria e la dinamica concreta delle relazioni che instaurano con i loro interlocutori, tra i desideri, le conoscenze, le strategie dei personaggi che, a vario titolo, recitano sulla scena dell'indagine. In questo libro, l'autore sviluppa il tema considerando una serie di casi e di situazioni che inducono a riflettere sulla natura composita e mobile del sapere antropologico, su quella convenzionale delle relazioni sociali, sul rapporto che gli uomini instaurano con l'ambiente e gli oggetti che li circondano. Imbriani incontra numerosi compagni di viaggio, qualcuno inaspettato, come Leopardi o Scotellaro, fino a raccontare una vicenda quasi surreale, che lo ha visto protagonista, suo malgrado.