L'isolamento del morente e la rimozione dell'idea della morte sono espressioni di quel controllo delle emozioni che, secondo Norbert Elias, caratterizza la nostra civiltà. Nelle società industriali avanzate si invecchia e si muore sempre più spesso da soli, angosciati dall'evento innominabile che si approssima. Nelle civiltà del passato, invece, in cui fortissimo era il senso di appartenenza a una comunità che trascendeva l'individuo e che gli sarebbe sopravvissuta, anche la morte poteva essere affrontata senza terrore. Scritto a quasi novant'anni, "La solitudine del morente" è nel contempo un lucido testamento spirituale e una coinvolgente riflessione sulla possibilità della "buona morte" nella nostra epoca.