La Rete può essere spazio etico, luogo di esperienza della prudenza e di nuove virtù digitali nonché spazio educativo e di relazione tra la famiglia e la scuola che, cooperando per il conseguimento di una saggezza digitale, insegnano, proprio attraverso il Web, il rispetto dell'intimità e del pudore, adoperando un codice morale e comunicativo e non un codice meramente procedurale. Si tratta di realizzare, anche nella Rete, una dimensione autenticamente dialogica che rispetti l'umano in quanto umano e permetta di sperimentare quella saggezza relazionale (e cristiana) che impegna a rispondere in prima persona e di rispondersi l'un l'altro. Lo scavo ermeneutico condotto attorno alla espressione villaggio globale, prendendo atto che i grandi successi dell'universo digitale non sono ancora sufficienti a sancire il superamento della dimensione tribale, propria del villaggio, induce a cercare percorsi alternativi, verso un orizzonte possibile: la polis digitale, verso cui spingono i paradigmi pedagogici della contemporaneità. È qui che trova ancora spazio la persona in tutta la sua irriducibilità e finitudine, lontana dal rischio di ritrovarsi compressa e zippata in un file e assoggettata alla decisionalità meccanica e anaffettiva di un algoritmo.