Questo libro prosegue il lavoro su una teoria cognitiva della narrazione che dia conto della specificità del narrare antropologico. Mi muovevo ai margini dell'antropologia, e a ogni passo mi tornava alla mente la figura di Pasolini. È difficile non pensare al continuo interesse del poeta friulano per l'antropologia, quando Bateson ci parla dello scienziato come di colui che possiede una sintassi dei tipi logici sensibili alle metafore, o Leiris scrive che esporre alla luce del giorno la propria soggettività rappresenta la miglior garanzia di obiettività, o ancora rileggendo la critica di Wittgenstein all'opera di Frazer.