Simbolo dell'America e dell'Occidente, la metropoli per definizione viene spiata da Sharon Zukin con appassionata sollecitudine, cogliendone i cambiamenti incessanti del tessuto urbano e culturale, specie in alcuni luoghi emblematici: Brooklyn (come è diventata "cool"), Harlem (come ha cessato di essere un ghetto), l'East Village (la dimensione locale nella città globale), Union Square (il riscatto dello spazio pubblico degradato). L'attenzione va soprattutto al problema dell'autenticità smarrita, i negozi scomparsi, gli abitanti dispersi, le atmosfere perdute, e del suo possibile recupero sotto nuove forme. Il proverbiale carattere "insonne" della città diventa allora segno di una inesauribile attitudine a reinventarsi.