«Penso a una macchina scrivente che metta in gioco tutti quegli elementi che siamo soliti considerare i più gelosi attributi dell'intimità psicologica, dell'esperienza vissuta, dell'imprevedibilità degli scatti di umore, i sussulti e gli strazi e le illuminazioni interiori». Così scriveva Italo Calvino nel suo "Cibernetica e fantasmi" nel 1967. Siamo lontani dall'intelligenza artificiale di cui tanto si parla oggi e siamo lontani dalle macchine che hanno assunto un ruolo così significativo, se non invasivo per certi aspetti, nelle nostre vite. Eppure, il binomio uomo-macchina ha radici lontane e sia la letteratura, sia il cinema hanno saputo raccontare questo complesso rapporto. Nel 2013, ad esempio, Spike Jonze porta sullo schermo una storia in cui in un tempo non troppo lontano i computer entrano di prepotenza nelle nostre vite.