Marco Zacchera è un uomo, che nei fatti («primo viaggio missionario in Africa nel novembre del 1980. Mi installai nel nord del Kenya, a Loyangallany - sul lago Turkana - in una missione della "Consolata" di Torino per insegnare a pescare alla tribù degli Ol Molo e da allora ho passato tanti mesi della mia vita in Kenya o in Burundi, Uganda, Ruanda, Mozambico, Madagascar e in tanti altri paesi africani toccando con mano situazioni disperate. Con i "Verbania Center" ho contribuito a realizzare ospedali, scuole, dispensari, cooperative ed occasioni di sviluppo cercando di dare una mano a tutti, indipendentemente dalla lingua o dal colore della pelle») ha dato prova di aiutare - e, quindi, di conoscere in maniera approfondita, come testimonia l'articolazione e la completezza del suo piano dell'opera - le realtà di quelli che una volta si definivano i "dannati della terra", ovvero le popolazioni del terzo e quarto mondo, esclude dalla distribuzione sbilanciata e sperequativa delle ricchezze del pianeta. Egli si definisce innanzitutto un cristiano, dunque un uomo che per ragioni dottrinarie e morali, l'unica "razza" che egli riconosce è dichiaratamente quella umana. Tuttavia, Zacchera non si perita di sfidare il politicamente corretto, il buonismo, l'ipocrisia della religione umanitaria ed egualitaria sostenuta dai media al servizio del sistema basato sul pensiero unico. A lui, i problemi piace guardarli in faccia, senza ipocrisie e senza infingimenti, e i fenomeni migratori dal terzo e quarto mondo verso i paesi più sviluppati e benestanti di problemi ne pongono parecchi, come testimoniato in quest'opera il cui titolo, non a caso, è costituito non da una affermazione categorica e apodittica, bensì da un interrogativo: Integrazione possibile? È rivolto a tutti, in particolare agli amanti delle problematiche politiche e sociali dell'attualità mondiale.