Parlare di mafie non è mai semplice, ancor meno lo è parlare di antimafia, vero e proprio terreno minato, sotto la cui "bandiera" spesso si annidano interessi e si aggirano personaggi poco limpidi, attratti dal potere e dal prestigio che conferisce l'appartenenza a un determinato schieramento. La mafia, sistema di potere, si annida nei gangli dello Stato e oggi, in un momento storico assai delicato e comunque unico, ci si è accorti, forse tardi, che anche la cosiddetta antimafia è stata "infiltrata" dagli uomini d'onore. Dalle cooperative alle associazioni, dai fondi pubblici ai beni confiscati. Non c'è nulla che apparentemente si possa salvare dai tentacoli di Cosa Nostra, 'Ndrangheta o Camorra. Dalla Sicilia fino alla Lombardia o al Veneto, i beni confiscati alle mafie sono ovunque e quasi non si sa di averli. I beni confiscati sono oggi degli avamposti di un qualcosa che si fa fatica a progettare. Eppure potrebbero essere una leva per far crollare le fondamenta dei feudi mafiosi. Per questo, quella dei beni confiscati è una partita che fa gola a molti. Ma che si deve vincere. Solo in questo modo quello che è un "fenomeno umano" - così diceva Giovanni Falcone della mafia - avrà una fine.