Il Partito delle Pantere nere, celebre per la difesa in armi della comunità afroamericana dalla violenza della polizia e simbolo del lungo Sessantotto, per molto tempo è stato considerato dai media e dalle autorità statunitensi al pari di un gruppo terroristico o criminale. Esso fu invece un'organizzazione dalle numerose sfaccettature, capace di mobilitare attivisti contro i paradossi del sistema capitalista statunitense e di denunciare l'emarginazione delle minoranze. Diviso tra istanze rivoluzionarie e riformiste, il Black Panther Party cambiò ideologia senza soluzione di continuità, adattandosi a scenari politici in continua evoluzione. Fu una realtà politica in grado di dialogare con le organizzazioni della nuova sinistra così come con il movimento per i diritti civili e i nazionalisti neri. Il rapporto tra classe, razza e genere si impose così al centro dell'attivismo dell'organizzazione, in quanto fondamento di una rivoluzione sociale che avrebbe dovuto soddisfare i bisogni più profondi degli emarginati in una nazione tuttora divisa dalla linea del colore. Pantere nere, America bianca ripercorre la storia e l'ideologia del Black Panther Party a partire dai suoi protagonisti, facendo ricorso a fonti statunitensi e introducendo nella storiografia italiana un nuovo punto di vista sulla sua formazione e dissoluzione.