A dispetto della forma leggera e scanzonata, questa è una narrazione complessa che tocca temi attualissimi per la Russia di oggi. È il racconto dell'esperienza di Daria Serenko come collaboratrice delle istituzioni statali. Qui, le dinamiche sono sostanzialmente identiche per tutte le impiegate: ovunque, c'è la stessa intenzione (apparente) di fornire attività utili alla collettività, la stessa quotidianità lavorativa che fagocita la sfera privata all'interno di un sistema rigido e che si auto-rigenera all'infinito, senza un senso né una direzione. La definizione di "ragazze" non ha alcun riferimento anagrafico, ma sta a indicare l'impiegata di un micromondo specifico e chiarissimo a tutti coloro che frequentano la Russia: lavoratrici di qualunque età che operano in uffici tutti simili tra loro, con pavimenti ricoperti di linoleum e adesivi murali, il bollitore del tè in un angolo e i fiori sul davanzale interno. Per le ragazze, l'istituzione diventa un micromondo duplice: da un lato rappresenta la collettività femminile, dall'altro il Moloch patriarcale di burocrazia, imperscrutabile nelle decisioni che vengono imposte.