Nella narrazione della pandemia da Covid c'è una voragine che nessuno, ancora, si è premurato di colmare: resta lì, come il cratere di un vulcano, ferita aperta della nostra terra, le labbra da rimarginare, il magma in silenziosa ebollizione. È la ferita dell'incomprensione reciproca, un'incomprensione fatta di mancati linguaggi condivisi, di mancati approcci cercati, nata dall'incapacità o, peggio, dalla non volontà di trovare uno spazio comune di incontro tra parole e persone, quella terra di mezzo che da sempre incarna la missione sanitaria nel suo più alto senso, ovvero accogliere il paziente nella sua unica e irripetibile individualità, per restituire una terapia rispettosa del corpo e della mente. Collisioni prova a sanare la gigantesca ferita dell'incomunicabilità che ancora affligge la nostra coscienza collettiva, con riferimento alla dimensione della pandemia.