Decostruire le politiche retoricamente censorie veicolate tramite pratiche iconoclastiche e geopolitiche delle icone dai taliban tornati al governo in Afghanistan è stato l'obiettivo della presente indagine. Le determinanti in oggetto, infatti, hanno contribuito a scardinare processi di rappresentazione mediatica costruiti ad hoc dai miliziani afghani, dediti ad una politica di costruzione dell'immagine del sé patriarcale e tribale e, per contro, a pratiche oscurantiste, misogine, ostative e liminali nei confronti delle donne. Il volume interroga, dunque, le immagini di questa nuova guerra al potere, dalla duplice natura censoria e autocelebrativa.