Ogni giorno assistiamo ad episodi di inciviltà stradale: comportamenti scorretti, maleducati o violenti, che mettono a repentaglio la vita degli altri conducenti, dei passeggeri e dei testimoni. Il cittadino si sente frustrato e impotente perché non ha strumenti per difendersi e reagire senza temere conseguenze ancora più gravi. In Italia la "guida aggressiva" non è ancora normata e gli utenti della strada sono costretti a subire queste vessazioni mentre i bulldriver, "neologismo" mutuato dal bullismo per indicare i conducenti aggressivi, trovano la loro autolegittimazione nella complicità delle istituzioni inerti. Nel volume vengono tracciate le affinità e le divergenze rispetto ai tradizionali processi di vittimizzazione del bullismo e del cyberbullismo: l'assenza di una definizione della condotta, prodromica alla presa di coscienza, la mancanza di strumenti giuridici di censura, la deresponsabilizzazione del bulldriver, la falsa percezione di anonimato, la deumanizzazione delle vittime, la pressoché totale assenza di comunicazione e quindi di empatia. Il fenomeno del bulldriving, "tracciante" di altre possibili condotte antisociali, viene delineato e affrontato alla luce di cinquant'anni di positive esperienze internazionali di contrasto, riportando al centro i valori condivisi e il senso di responsabilità comuni alle teorie dello sviluppo sostenibile e dell'uguaglianza di genere. I diversi approcci didattico-familiare, divulgativo, normativo-ambientale, preventivo-tecnologico, creativo-comunicativo, mentale, penale (omicidio stradale) e reintegrativo, si integrano e si potenziano sinergicamente nel testo.