I ragazzi disabili, donandomi la possibilità di capirli e il privilegio di aiutarli, mi hanno offerto l'opportunità di liberare il mio cielo dalle nuvole delle effimere certezze e dai nembi dei miei sterili egoismi. Così da educatore per la loro riabilitazione, spesso mi sono ritrovato educato e riabilitato dalle loro quotidiane lezioni. Io li conosco nei sorrisi e nelle lacrime, nel candore dei loro gesti e tra le righe dei balbettii, nei torrenti logorroici e nell'assenza dei loro infiniti silenzi, nei loro disegni dove un fiore è più alto di un albero, e nelle loro disarmanti logiche che tramutano l'handicap delle disabilità nella dignità di esserci e di essere al contempo paradigmatici.