Una meditazione profonda sull'inaspettato e drammatico 'sintomo' che ha colpito l'intera società umana a partire dal marzo 2020: il coronavirus. Se il sintomo rappresenta in analisi la porta di accesso all'unicità del singolo individuo, un involucro da cui "stanare la particolarità del soggetto", estremamente illuminante diventa guardare al virus come al sintomo di tutta un'epoca. Ci si accorgerà allora forse che da tempo, da prima dell'esordio di questo virus, viviamo ciecamente e inconsapevolmente in una civiltà ammalata senza sapere di esserlo, in cui il soggetto non ascolta se stesso né tantomeno il prossimo, in cui la parola gira a vuoto e la sofferenza è ignorata se non addirittura censurata. Riconoscere il virus come sintomo di una malattia può allora diventare l'occasione preziosa per intraprendere una via di cura esistenziale, che solleciti la ricerca di senso e di valore nella vita del soggetto che soffre, dove il contatto con le oscurità e con le dissonanze può essere il viatico necessario per tollerare la disarmonia e il mistero intrinseco allo stare al mondo e nel mondo. Dopotutto ciascuno di noi, anche in tempi così massificati e standardizzati, può provare a essere la persona unica e composita che è: ma solo a patto di restare in una relazione vitale con il mistero di sé e dell'Altro. Si ritroverà dunque in queste pagine la proposta di risvegliare un ascolto, rivolto all'intima interiorità di ogni individuo e alla società nel suo insieme, intesa non come soggetto univoco, ma come insieme plurimo, vitale e controverso di tensioni morali, nonché di ombre provenienti dall'inconscio collettivo e da quello individuale.