Esiste una forma di tradimento nella quale, mutando il senso e rinvigorendo il gesto, si resta fedeli a se stessi: è quanto accade alla maschere teatrali, che intensificano la propria voce per farsi ascoltare da tutti, rimarcando la propria cifra stilistica e il proprio carattere originario. Miro Renzaglia ripercorre le storie e le gesta di autori e uomini fuori dal comune, sottilineandone le contraddizioni umane come forma di tenacia e conoscenza: da Lucio Battisti a Carmelo Bene e da Louis-Ferdinand Céline a Nicola Bombacci, passando per Bettino Craxi, Pier Paolo Pasolini, Berto Ricci, Indro Montanelli, Julius Evola e molti altri. L'incipit è il riadattamento del celebre intervento processuale di Ezra Pound, al quale è imputata la profetica colpa di aver tradito il dio che si è incarnato nella legge del profitto. Ciò che si manifesta in queste pagine, inevitabilmente, è un terribile desiderio di vita autentica: esistere anzichè sopravvivere, nel dinamismo organico di una libertà che non accetta compromessi. Un modus vivendi che attinge all'etica della ribellione, per affermare la cultura delle idee che diventano azioni.