I delitti contro l'eguaglianza, oggi disciplinati agli artt. 604-bis e ter c.p., sono da sempre al centro delle riflessioni critiche degli interpreti per i significativi limiti che la materia ancora sconta in relazione a numerosi canoni costituzionali. La presente analisi si sofferma, nello specifico, sui deficit di determinatezza evidenziati dalla figura che sanziona la commissione di atti di discriminazione, chiedendosi quali siano i contegni idonei ad integrare la fattispecie: muovendo dal raffronto dell'art. 604-bis c.p. con le definizioni elaborate, a livello europeo ed interno, nei settori del diritto civile e giuslavoristico, l'indagine tenta di tracciare i confini, in positivo e negativo, della nozione di atto discriminatorio penalmente rilevante. A partire da tali presupposti, il lavoro si sforza di formulare una proposta de iure condendo che rimedi all'indeterminatezza della norma, spingendosi da ultimo a considerare se - e in quale misura - la prospettiva della perimetrazione dell'atto discriminatorio penalmente rilevante possa giovare anche alle altre fattispecie ex artt. 604-bis e ter c.p.