I filosofi antichi e il Buddha denunciano due fatti: I) abbiamo una visione della realtà distorta dai nostri impulsi e dalla massa di pregiudizi e idee sballate che abbiamo in testa; II) questo approccio infantile al mondo è causa di disadattamento e infelicità. Essi propongono pertanto una terapia della mente (detta anche filosofia) volta a restituirle la capacità di capire un mondo nel quale "tutto ciò che accade è consueto e ovvio come la rosa in primavera e la frutta d'estate". Solo dopo aver capito questo potremo essere felici. La felicità richiede l'armonia dei sensi e della ragione. Dobbiamo accogliere il piacere dei sensi e sintonizzarlo, come il "clavicembalo ben temperato", con la sorridente eleganza della ragione. La saggezza antica ci dice che la felicità è possibile, ma per raggiungerla dobbiamo lavorare al nostro miglioramento con determinazione, come se stessimo scolpendo, un giorno dopo l'altro, la statua di noi stessi. Il Buddha ci suggerisce di selezionare i nostri pensieri come facciamo con i fiori del terrazzo perché la qualità della mente dipende dai pensieri che essa ospita. I risultati più recenti della ricerca neurobiologica confermano questi punti di vista.