Il libro è una trattazione filosofico-giuridica di uno dei temi più dibattuti dalla bioetica: l'aborto e l'inizio della vita umana. Il lampante processo tecnologico in ambito biologico rende necessario scuotere le coscienze individuali, attraverso l'analisi di temi che toccano le corde sensibili dei propri convincimenti morali, etici e religiosi, senza travalicare la sottile linea che distingue l'obbligo di legge dall'obbligo morale. Si ripercorrono i lunghi iter di approvazione della legge n. 194/1978, intraprendendo un cammino impervio e foriero di quesiti a cui è difficile dare una risposta univoca. Quando ha inizio la vita umana? E qual è il momento a partire dal quale possiamo cominciare a ritenere un essere umano titolare di diritti? Esiste un diritto a non nascere? Cercheremo di dare una risposta cauta al presunto "diritto di non nascere", affrontando alcuni casi realmente accaduti, come la storia di Nicolas, il quale, nato con gravissimi problemi fisici, ha portato al centro del dibattito il concetto del presunto diritto a non nascere, se non sani. Con coraggio si analizzerà il tema da un punto di vista inusuale e alternativo: quello dell'uomo. La posizione di quest'ultimo è emersa negli ultimi anni, anche se non ha un ruolo nella trattazione giurisprudenziale dell'argomento. Se la madre ha il diritto all'aborto, in quanto donna, gestante e madre, l'uomo, in quanto padre e concepente, che diritti ha? Esiste nel diritto alla paternità qualche appendice sulla tutela alla vita del non nato? Il mondo giuridico ha visto muovere i primi incerti tentativi dell'uomo di far sentire la propria voce, ma siamo ancora agli albori. E in un caleidoscopico navigare di voci fuori dal coro, non mancherà la singolare critica femminista alla procreazione assistita, interpretata da alcune donne come ultimo colpo di coda maschilista, in un ambito del tutto femminile.