All'inizio degli anni Ottanta, l'ultima incarnazione ultraliberista del capitalismo ci aveva promesso benessere, ricchezza diffusa, una vita piacevole piena di cose belle. Ora, dopo appena venticinque anni, cosa rimane di quella promessa? Non esattamente quello che ci saremmo aspettati: ansia, lavoro precario, frustrazione, difficoltà ad arrivare a fine mese, rapporti umani condizionati e deteriorati dalle pressioni di una società sempre più votata al consumismo. In "Affluenza" Oliver James ha descritto la malattia dell'uomo occidentale contemporaneo, stritolato da un sistema che lo spinge ad avere sempre di più (macchine, telefonini, vestiti, soldi) e ad essere per questo sempre più scontento. Ne "Il capitalista egoista" l'analisi risale alle origini di questa malattia, che James definisce come una vera e propria "epidemia di stress emotivo", e ne individua i responsabili, le cause e gli effetti. Prendendo spunto dalla preoccupante condizione dell'individuo, le pagine di questo libro smontano una ad una le sciagurate illusioni, le iniquità e i mostri generati dal capitalismo a cavallo fra il XX e il XXI secolo.