Negli ultimi quindici anni gli adulti che hanno avuto a che fare con il mondo dell'infanzia, insegnanti o genitori, hanno dovuto confrontarsi in modo graduale ma inesorabile con una crescente terminologia medico-psichiatrica: disturbi dell'attenzione, autismo, dislessia, discalculia... Le certificazioni sono aumentate in maniera esponenziale e molti bambini - che un tempo sarebbero stati indicati come turbolenti, indisciplinati, in difficoltà - oggi hanno una diagnosi precisa. Eppure, ci racconta qui Novara per la prima volta, i conti non tornano: le diagnosi italiane eccedono la media di qualunque nazione, e l'accelerazione con la quale crescono nelle nostre scuole non è in linea con le statistiche internazionali. Cosa sta succedendo? Con le competenze di esperto dell'educazione, e l'apprensione di un osservatore empatico del mondo scolastico, Novara ci propone una risposta semplice e sconvolgente: stiamo sostituendo la psichiatria all'educazione. In una scuola, e in una società, che sta abbandonando una delle sue missioni fondamentali - crescere le nuove generazioni - è diventato perversamente più semplice definire malato un bambino che non riusciamo a educare. In queste pagine, ricche di dati chiari e di esperienze sul campo, Daniele Novara ci porta alla scoperta di un sistema che troppo spesso preferisce la terapia all'educazione. Ma ci mostra anche, attraverso percorsi già sperimentati, come sia possibile opporsi a questa deriva, recuperando la missione primaria delle famiglie e dei docenti. Un libro forte e necessario, che non colpevolizza nessuna categoria ma al contrario chiama tutti, genitori, insegnanti e anche medici, terapeuti e funzionari, a un lavoro comune per recuperare il senso vero dell'educare, tracciando una linea netta tra malattia e cattiva educazione, per ridare ai bambini la scuola, e la società, di cui hanno bisogno.