Nel nuovo millennio il bisogno di casa è tornato a essere una questione sociale. La vulnerabilità abitativa sta assumendo tinte e dimensioni nuove rispetto al passato. La crisi economica, le grandi emergenze umanitarie, la fragilità del territorio rispetto ai disastri naturali, l'invecchiamento della popolazione hanno infatti messo il sistema abitativo italiano, già compromesso, sotto un forte stress. La vulnerabilità abitativa non è più una questione di pochi individui esclusi dal sistema ma un problema che investe un numero sempre maggiore di famiglie, tipologicamente disomogenee, intrappolate in una terra di mezzo, definita l'area grigia delle nuove politiche abitative. Tale area grigia ha redditi troppo elevati per essere considerata eleggibile agli strumenti di protezione abitativa dell'edilizia residenziale pubblica, e troppo debole economicamente per entrare nel mercato abitativo privato. A questo si aggiunge che il mercato immobiliare italiano è poco flessibile e non riesce a rispondere in modo elastico al mutare delle esigenze degli individui (separazioni, invecchiamento, mobilità territoriale). La domanda abitativa è quindi cambiata e si sta configurando un set di politiche pubbliche e non, capaci in parte di rispondere ai bisogni emergenti. La molteplicità di attori coinvolti, la varietà di tipologie di interventi e la complessità nell'identificare il bisogno hanno reso necessario l'introduzione di un nuovo paradigma delle politiche abitative, spesso definito housing sociale. La scommessa di questa nuova filosofia delle politiche abitative è rispondere agli attuali bisogni offrendo soluzioni abitative che non solo rispettino standard di qualità, ma che propongano un abitare di qualità.