Perché in Italia il dominio socioeconomico del Settentrione ai danni del Meridione è accettato con passività, considerato quasi un fatto naturale immodificabile non un prodotto sociale (modificabile) e manca la volontà di mutare i rapporti di forza? Perché il meridionale tradisce la propria storia, sottovaluta le proprie capacità, prova un senso di inferiorità, si auto-identifica in schemi imposti per compiacere? Questo libro prova ad analizzare i perché delle differenze tra il Nord e il Sud, prima e dopo l'"Unità", dalla morale alla religione, dal "familismo" ai pregiudizi, dai movimenti territoriali al federalismo, dall'assoggettamento all'imperante ideologia Settentrionale alla "collettivizzazione" dei fenomeni delinquenziali.