Ora, donne, neri, disabili, trans e intersessuali, musulmani ci stanno. Ma le Olimpiadi moderne non erano per loro, nonostante la Carta olimpica proclamasse "La pratica dello sport è un diritto dell'uomo. Ogni individuo deve avere la possibilità di praticare lo sport secondo le proprie esigenze", "senza discriminazioni di alcun genere". Yelena Isinbayeva, Usain Bolt, Oscar Pistorius, Caster Semenya, Hassiba Boulmerka non avrebbero potuto gareggiare ad Atene 1896. Tuttavia, il diritto di ogni diversità ha avuto un lento e faticoso riconoscimento e si è imposto progressivamente in un ambiente, quello dei Comitati Olimpici, fin dall'inizio razzista, sessista e intollerante per ogni scostamento dal modello del "maschio, bianco, normodotato, eterosessuale e cristiano" assai caro all'élite occidentale e al mondo militare, veri padrini dell'Olimpismo moderno. In questo libro vengono esaminati cinque tipi di discriminazioni presenti nella storia olimpica: la discriminazione di genere, quella razziale, quella verso le persone con disabilità, quella nei confronti delle persone transessuali e intersessuali e quella religiosa. Inoltre, selezionate biografie permettono di ricostruire una storia parallela dei Giochi, che affianca quella ufficiale, troppo spesso rappresentata in maniera edulcorata e lineare, laddove invece sono molte e fondamentali le discontinuità.