Areopago europeo. Sul tema della migrazione è un'interessante commistione tra il saggio e la pièce teatrale, un vero e proprio pamphlet surreale scritto quasi sulla suggestione di Alberto Savinio, l'unico che abbia scritto in modo sistematico cercando di trasmutare la realtà. Anche Francesco Matteoli fa un po' questo e lo fa con grande serietà e rigore. La sua scrittura è priva di ironia, ma il sorriso è d'obbligo quando si leggono scritti così illuminanti, scritti che ci fanno infatti riflettere, rivedere le opinioni comuni che sono anche un valido elemento straniante, che dà luce alle cose altrimenti oscure; messe in ombra da quello che si chiamàsenso comune'. Anche quando Matteoli ci presenta così, senza commento,le biblioteche che posseggono ambedue i libri, cioè quello di Hans Magnus Enzensberger e l'altro di Antonio Ivan Pini, ci chiediamo cosa voglia dire, ed ecco che ci vengono in soccorso proprio le parole introduttive al libro, quelle relative alla sincronicità, a ciò che non si può chiamare solo caso. Perché queste biblioteche posseggono ambedue i volumi? Quelli sui quali Enzensbergere Pini si trovano ora a discutere con lo stesso Matteoli, celato sotto le spoglie di un certo Atefilos C. Matrenco. Lasciamo la domanda aperta, sarà il lettore a rispondere, anche perché manca alla fine della pièce il convitato di pietra, l'ospite inaspettato, Károly Gundel, un modesto ristoratore ungherese, autore di un piccolo trattato di cucina. Gundel entra in scena e dimostra di essere forse il più esperto per parlare del tema in discussione, di un argomento quanto mai attuale, cioè il problema delle migrazioni, che da sempre interessa l'Europa, ma anche il resto del mondo.