"Il maiale che cantava alla luna" è il racconto delle sorprendenti vite interiori di suini, ovini, bovini e polli, capaci al pari nostro di provare dolore, curiosità, affetto, nostalgia. Un classico degli studi sugli animali che è anche un manifesto contro l'antropocentrismo egoista di chi li considera solo come esseri senza volontà, nati all'unico scopo di venire macellati, tosati, scuoiati, spiumati o munti. Piglet vive su una spiaggia in Nuova Zelanda e adora ascoltare il violino; Helen è cieca e zoppica un po' ma si è integrata perfettamente nel gruppo, guadagnandosi il rispetto di tutti; Lulu ha salvato la vita della sua amica Joanne quando ha avuto un malore. Sono storie che potrebbero appartenere a uno qualsiasi di noi umani e invece parlano di animali «da fattoria», ognuno con la sua personalità unica e ben definita. È partendo da questo spunto che Jeffrey Moussaieff Masson indaga il nostro rapporto con le specie che più ci stanno vicino, dallo squilibrio di potere - siamo noi a bere il loro latte, a vestirci con la loro pelle e il loro pelo, a nutrirci con la loro carne - fino ai falsi miti sulla loro incapacità di provare emozioni, con cui giustifichiamo da sempre uno sfruttamento spietato. Attingendo agli studi scientifici, alla storia, alla letteratura e agli incontri con allevatori e animalisti, in queste pagine Masson ci dimostra l'esatto opposto, rivelando la complessità e sensibilità di questi animali. Un'opera che dà voce a chi da millenni soffre senza parlare, affinché prendiamo coscienza di quanto dolore può essere carico il silenzio.