Dal 1996 la Repubblica Democratica del Congo è sprofondata in una guerra atroce e di difficile soluzione. Secondo alcune stime i morti supererebbero i cinque milioni. Attraverso un approccio storico-antropologico, l'autore si interroga sulle radici e sulle molteplici dimensioni del conflitto, gettando luce sulla sua estrema complessità. La predazione e il traffico delle risorse naturali - in particolare oro, coltan, diamanti e legname - alimentano un'economia di guerra dalle ramificazioni globali. Ma non basta: il collasso dello stato, insieme alla profonda crisi economica e sociale, colpisce in particolare le nuove generazioni, sempre più povere e ai margini della società. La "crisi giovanile" è dunque una delle ragioni di questa guerra. L'autore si concentra in particolare sui bambini soldato e sui giovani combattenti che hanno militato nei numerosi eserciti e milizie del Congo. In un contesto dove la scuola rappresenta un costo eccessivo per la maggior parte delle famiglie e dove le opportunità lavorative sono limitate, l'arruolamento rappresenta una delle rare possibilità di mobilità sociale e un'alternativa a una condizione di povertà e marginalità. D'altra parte la violenza in Congo non regola soltanto la sfera politica ed economica, ma si insinua nei rapporti sociali più intimi, al punto che molti bambini trovano nelle milizie un luogo più sicuro delle loro famiglie. II libro è il frutto di una lunga ricerca sul campo condotta principalmente nel Kivu, la regione epicentro del conflitto.