Cosa accomuna personaggi come Rousseau, Shelley, Marx, Ibsen, Tolstoj a Hemingway, Brecht, Russell, Sartre? Siano essi filosofi o scrittori, poeti o economisti, ognuno di loro incarna quel ruolo di miliare storico capace di orientare il giudizio e gli atteggiamenti di masse umane attraverso grandi sistemi di pensiero. Ma da quali presidi morali costoro lanciano istanze, norme, discipline e modelli verso un'umanità sempre pronta a consegnarsi all'idea dell'uomo totale? Qual è stato il rapporto di questi «fari» con mogli tradite, figli disconosciuti, amici raggirati, debiti, oppiacei, manie di suicidio, avvilimenti morali inaccettabili? Questo volume di Paul Johnson va oltre la biografia consolidata di un gruppo di "maestri", e scende negli anfratti di esistenze stratificate, cercando il profilo autentico di uomini le cui dottrine spesso sconfessano il loro quotidiano, i loro rapporti intimi, portandone in luce vizi, aberrazione, idiosincrasie, ipocrisie, malvagità. Un salutare bagno nella realtà, l'altra faccia di una medaglia che siamo abituati a guardare e valutare solo da un verso.