Sì. Consumiamo porno. Molto, molto spesso e sempre di più. I tempi in cui si usava soltanto l'immaginazione per creare le proprie fantasie sembrano un passato lontanissimo. Oggi la pornografia passa, inevitabilmente, attraverso uno schermo. È venduta come espressione di ribellione contro la morale conservatrice; è promossa in nome delle libertà e tuttavia non sta portando alcuna rivoluzione libertaria o collettiva. Le nostre vite vengono "pornografate", e gli adolescenti assimilano come diritto lo sfruttamento senza moderazione del proprio erotismo, delle proprie fantasie e persino della privacy altrui. Il solo fatto di sollevare l'ipotesi che ciò possa avere conseguenze negative per la nostra sessualità sembra tipico di moralisti e bigotti. Ma l'educazione sessuale dei giovani passa anche attraverso il porno, gratuito, vario e disponibile ventiquattro ore al giorno attraverso la rete. Occorre chiedersi, quindi, cosa nasconde il buco della pornografia? Quale ego dilata? In che modo influenza il nostro modo di vedere e comprendere la sessualità? Accendere la fotocamera dei nostri telefoni e registrarci impegnati in sesso esplicito è un modo volontario per avere un impatto sugli altri o è un imperativo della società che consuma esperienze? Il consumo di pornografia ci libera o, al contrario, mercifica i corpi, soprattutto nel caso dei corpi femminili? Analía Iglesias e Martha Zein, in questo illuminante saggio, scagliano una prima pietra fatta di testi curiosi e riflessivi, senza mai nascondere la mano ma, anzi, portando alla luce tutti gli aspetti dell'epoca "pornonativa" della quale siamo parte.