Gli uomini non parlano. Mai come in questo momento, gli uomini sembrano non avere le parole per "dire": la loro paura e il loro smarrimento, la loro fragilità e i loro desideri. Coloro che per millenni sono stati i dominatori del mondo da tempo non lo sono più e oscillano continuamente tra inedite libertà offerte loro dalle donne e la nostalgia degli antichi privilegi. No, gli uomini non sanno ancora parlare di sé, ed è in questo silenzio che Iaia Caputo coglie una "condizione tragica del maschile", che nella dismisura di una sessualità incapace di evolvere e nella scorciatoia della violenza ha le sue derive più preoccupanti. Così, l'autrice indaga sui padri che uccidono i figli ma anche sulla nuova paternità che ha scoperto la gioia della cura e della prossimità dei corpi; decodifica i gesti che hanno caratterizzato la politica e la sfera pubblica negli ultimi vent'anni, mettendone a fuoco l'arroganza, la volgarità e l'urgenza di costruire e denunciare un nemico; riflette sulle forme del desiderio maschile attraverso l'esemplarità del caso Marrazzo o dell'affaire Strauss-Kahn - passando, evidentemente, per il "ciarpame senza pudore" dell'era berlusconiana. Cita dalla cronaca, intervista, ascolta, analizza nella prospettiva primitiva in cui tornano, inaspettatamente attuali, i gesti di Medea, e quelli di una senescente classe politica, i Crono del postpatriarcato tanto disinteressati al destino dei propri figli quanto intrinsecamente misogini.