Il breve saggio di Nathalie Heinich affronta la questione della "militantizzazione" dell'insegnamento universitario e della ricerca, per usare un neologismo reso necessario dalla realtà che giorno dopo giorno si produce sotto i nostri occhi. La diffusione crescente di un militantismo letteralmente dislocato tende infatti a trasformare le aule universitarie in luoghi di indottrinamento e le pubblicazioni scientifiche in trattati pamphlettari. I docenti universitari vedono impoverire le proprie risorse concettuali, accecati dal genere, dalla razza e dai discorsi di dominazione e appropriazione culturale. Quale che sia l'origine o l'eco di questa nuova deriva, qui descritta in tutte le sue aberrazioni, il mondo sociale che questi ricercatori-militanti si battono per costruire si rivela, a uno sguardo più attento, sostanzialmente invivibile, abitato dal risentimento e da un inesauribile desiderio di vendetta.