Nell'ultimo decennio le discussioni pubbliche sulle questioni transgender sono aumentate in modo esponenziale. Ciò che una volta era considerato un disturbo o addirittura una sfortuna è diventato un'articolazione accettata dell'embodiment di genere, nonché un nuovo spazio per l'attivismo e il riconoscimento politico. Eppure a una maggiore visibilità si è accompagnata anche una grande regolamentazione, che non sempre è andata a favore delle persone trans*. In che modo un'identità stigmatizzata è diventata così centrale nelle articolazioni del sé? E ha senso introdurre nuovi sistemi di regolamentazione se poi la struttura stessa della società rimane immutata? Proprio per questo Halberstam decide di usare il termine trans*, affiancato dall'asterisco: per mettere in discussione tutte le modalità di embodiment di genere, nel tentativo di arrivare a una concezione del corpo non fissa ma in divenire, inclusiva di tutte quelle identità che non si riconoscono in nessuna etichetta o categoria, proprio perché fluide e in continua trasformazione, oltre ogni norma. In questo libro, Jack Halberstam racconta la differenza. La differenza fra i trans* del passato e le nuove generazioni, fra i trans* privilegiati (bianchi e benestanti) e le esperienze queer nelle comunità nere e latinoamericane, nei meandri della medicalizzazione, patologizzazione e chirurgia, negli approcci nei confronti dei bambini gender-variant, alla ricerca di una strada verso un futuro non-gender, gender-optional o gender-queer.