Come ogni tecnologia della finzione, il gioco plasma la psiche degli esseri umani modellandone le capacità cognitive e sociali, e i mondi virtuali articolati in chiave videoludica non sono dimensioni eteree di puro svago, prive di conseguenze, ma realtà vive e dinamiche in grado di indirizzare il corso del nostro desiderio. Dai giochi in 8 bit alla realtà aumentata, oggi accediamo sempre e ovunque a qualche dimensione virtuale, anche senza accorgercene. Esperienze sempre più immersive che ci calano nel punto di vista di un personaggio, ci trasformano in quel personaggio. Una volta spento lo schermo, riusciamo davvero a smettere di «giocare»? In una ricerca che intreccia esistenzialismo, game design e semiotica, Gualeni ci mostra come il confine fra volto e maschera, virtuale e reale, sia molto più poroso di quanto vogliamo pensare; la finzione modifica la realtà, ed è così che dovremmo intendere il «virtuale»: un bacino di potenzialità capace di effetti estremamente concreti.