Per essere siciliani bisogna essere diversi - asseriva Vitaliano Brancati -, e questa diversità, secondo l'autore, si racchiude nel neologismo sicanitudine, evinto dall'essenza atavica del popolo autoctono dei Sicani, che l'autore descrive trattando i fatti più significativi di sei spiriti magni: Empedocle, Gorgia, Archimede, Diodoro Siculo, S. Cannizzaro, E. Majorana. In ognuno di loro, al di là del tempo trascorso, è manifesta l'indole primigenia, incontaminata, caratterizzata dalla rispettiva corda ingenua, una corda libera dai pregiudizi, dai condizionamenti e dalle prepotenze, attraverso la quale si esplicitano libertà di pensiero, creatività, passione, coerenza, ardimento, equilibrio.