Nei processi di costruzione sociale della disabilità, è possibile che i servizi di welfare abbiano assunto un ruolo di barriera istituzionale più che di dispositivo di diritti? Sono stati il frutto di conquiste a partire dagli anni Settanta, ma oggi quale funzione hanno: la scuola con una professata confusione tra integrazione, inclusione e bisogni speciali; i centri diurni come spazi esclusivi della disabilità; i centri per l'impiego con il collocamento mirato; i servizi residenziali divenuti istituzioni totali; le cure domiciliari nella loro cronica insufficienza e il relativo sovraccarico sui familiari? I dati delle ricerche presentate mostrano come all'interno di questi dispositivi i diritti delle persone con disabilità siano sfuocati, e permanga una logica assistenzialista, tutelante, biomedica, paternalistica che perpetua una violenza simbolica tanto pervasiva, quanto poco visibile. Il volume propone una lettura sociologica che delinea le nuove sfide per il sistema di welfare italiano all'insegna del cambio di paradigma introdotto con la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità.