Con la parola "intellettuale" si indicano un sostantivo e un aggettivo. Il problema degli intellettuali, ossia di coloro che usano professionalmente il loro intelletto, è ambiguo e inesauribile. Dalla concezione levitica dell'intellettuale come il grande sacerdote e sentinella dei valori nobili a quella del gruppo liberamente sorvolante al di sopra degli interessi materiali di classe e a quella dell'intellettuale come "lupo della steppa", in questo discorso a braccio si tenta una tipologia dell'intellettuale come agente sociale libero e nello stesso tempo portatore d'opera, come difensore dello spirito critico e ideatore di nuove prospettive e nello stesso tempo come volgarizzatore, non necessariamente volgare, di dottrine e punti di vista acquisiti. Nell'epoca della cultura di massa, che tende a farsi massificata, e della sbornia elettronica, in cui si comunica non più "con", ma "a", cioè a tutti e quindi a nessuno, la presenza di questo guastatore intellettuale, estranea e nemica naturale di ogni ortodossia, appare più che mai necessaria.