Il lavoro è dedicato alle trasformazioni che l'utilizzo degli algoritmi e dei big data stanno producendo sulla logica e sui moduli del potere conoscitivo pubblico. Lo scritto vuole riflettere, da un lato, sull'attualità del tradizionale approccio dottrinario al potere di fronte a questi cambiamenti. Dall'altro, vuole dimostrare che per mitigarne i rischi e valorizzarne le potenzialità non basta una regolazione centrata solo sulla decisione algoritmica, ma essa deve riguardare in modo particolare il regime dei dati pubblici e la dimensione organizzativa del potere conoscitivo. In un momento storico in cui l'egemonia computazionale dei poteri privati ha ribaltato il tradizionale paradigma della conoscenza come strumento di potere pubblicistico, d'altronde, regolare compiutamente questo potere non è solo un'opportunità per amministrare consapevolmente la (e nella) complessità, ma diviene anche un imperativo democratico per bilanciare l'oligopolio conoscitivo dei poteri privati.