Pamphlet autobiografico uscito nel 1928 che si propone di provocare il pubblico progressista con la polemica antifemminista. Rachilde confronta la propria esperienza di donna cresciuta "doppia", androgino e ginandro, con quella delle giovani generazioni per smascherare quella che riteneva essere il velleitarismo dell'emancipazione femminile. Nello stesso tempo illumina zone d'ombra personali e sociali, svelando le ragioni delle proprie posizioni e, insieme, denunciando l'omofobia del suo mondo e la ipocrisia violenta di una mentalità che resiste al passare del tempo, come un lascito viscerale che non abbiamo fino in fondo il coraggio né di accettare né di respingere consapevolmente.