Un tempo il diritto di cronaca, di critica e di satira era un tema per giornalisti, editorialisti di quotidiani, uomini politici e sindacalisti. Insomma, per professionisti. Oggi, complici internet e la capillare diffusione dei social network, siamo diventati tutti editori. Un esempio: il New York Times è fiero dei suoi nove milioni di abbonati alla sua edizione digitale ma Khaby Lame, influencer di Chivasso, ha 147 milioni di followers su Tik Tok. Allora, la questione del contenuto e dei limiti alla libertà di manifestazione del pensiero prevista dall'art. 21 della Costituzione e dell'art. 10 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo riguarda ciascuno di noi, oltre che gli addetti ai lavori. Il giornalista, il creator digitale e l'utente della rete cosa possono raccontare liberamente? E quando? La cronaca giudiziaria permette anche le supposizioni e le ipotesi? Riprodurre una notizia appresa da Wikipedia ci esonera dalle responsabilità? Il direttore del giornale, il titolare del blog, il proprietario della piattaforma che doveri hanno? Quando la critica si risolve in un insulto o diventa "hate speech"? Quando usciamo dal ristorante, possiamo postare su TripAdvisor quel che ci passa per la testa? Condividere o mettere "mi piace" al post diffamatorio pubblicato da un nostro "amico" su Facebook che conseguenze ha? Questo volume, scritto da tre esperti che si occupano della materia nelle aule dell'università e nei palazzi di giustizia, risponde a centinaia di domande come queste sulla base dei contributi della dottrina e delle sentenze - da quelle storiche alle più recenti - dei Tribunali italiani, della Corte di Cassazione e della Corte di Strasburgo. Il risultato è un vademecum semplice, completo e aggiornato. Una guida indispensabile per... "viaggiare informati" nel mondo della comunicazione.