Il giro del torototèla è il secondo volume di Paese perduto. Nel disegno unitario dell'opera, esso tende a rappresentare il mondo contadino e la sua cultura, oltre che con l'espressione comune della parola, anche attraverso la canzone, la filastrocca e la battuta ironica, condensata nello spirito e nella forma dei soranòmi, delle nominàie, delle coionàie. Il torototèla, cantastorie modesto delle contrade della Bassa, ultimo "trovatore" di una lunga catena di poeti questuanti, è il segno rappresentativo della parola povera legata al lavoro, alle cose, alla quotidianità, ma che ha dignità e forza per elevarsi a canto e a poesia.