Con la fine della Guerra fredda, il mondo pensava che la democrazia liberale e la libera informazione avessero vinto. La globalizzazione dei media, resa possibile dalle nuove tecnologie, prometteva un accesso universale alle informazioni che doveva demolire gli ultimi stati autoritari e favorire l'emancipazione dei popoli. I media avrebbero dato un contributo decisivo alla pace, avvicinando le culture e favorendo la comprensione reciproca. Ma televisione satellitare e web hanno sconvolto l'ordine geopolitico mondiale, conferendo all'informazione una dimensione più strategica che mai e trasformando la natura del potere. L'informazione è diventata una leva fondamentale nelle relazioni internazionali. La guerra dell'informazione, che contrappone gli Stati autoritari ai regimi democratici, moltiplica i campi di battaglia e fa di ogni cittadino un potenziale soldato. Più che mai la potenza degli Stati dipende ormai dalla loro capacità di controllare i mezzi di comunicazione, ricorrendo strategicamente alla cyberguerra, alla disinformazione o alle varie teorie complottiste. Nell'era dell'intelligenza artificiale e della guerra cognitiva, i social sono il teatro di un conflitto senza esclusione di colpi, che ha come posta in gioco le nostre menti. In questo saggio, David Colon descrive trent'anni di una guerra rimasta a lungo segreta svelando le strategie dei committenti e le logiche dei protagonisti: agenti segreti, diplomatici, giornalisti o hacker.