Nella Grecia antica la donna non poteva accedere all'Agorà, nella Roma classica le era vietato di presentarsi al Foro e di recarsi nei tribunali: una delle virtù che la donna doveva dimostrare di possedere era "la dote del silenzio", pertanto le era proibito parlare in pubblico. In Italia, soltanto nel 1919 la Legge Sacchi porterà finalmente dei cambiamenti nella vita delle laureate in Giurisprudenza, che da quel momento in poi avranno la possibilità di iscriversi all'albo delle professioni, pur non senza difficoltà, come dimostrano le storie di Lidia Poet e Teresa Labriola. Hortensia e le altre guida le lettrici e i lettori a spasso fra i secoli, ripercorrendo i passi di alcune figure femminili che hanno trasgredito norme consuetudinarie, fra cui in primis Hortensia Ortalo. Donne che "hanno osato osare", dimostrando con il loro esempio quanto fosse infondata l'idea che la professione forense non si addice al loro genere e trovando proprio nella Giustizia la forza di affermare se stesse e ribellarsi a schemi iniqui e limitanti.