L'Alto Adige/Südtirol è una provincia "speciale" non solo per statuto istituzionale, ma perché abituata a inquadrare la propria anima plurale entro miti identitari che attingono perlopiù alle complesse vicende del Novecento. Ma questo schema di lettura funziona ancora? O piuttosto ha finito per ridurre i suoi interpreti a migranti nel tempo invece che nello spazio? È ancora veritiera la narrazione di uno spirito efficiente e tradizionalista, di una comunità benestante e conservatrice, di una terra delle opportunità? Questi sono solo alcuni degli interrogativi che hanno spinto l'autore a salire su bus, treni e biciclette per osservare da vicino, con lo sguardo disincantato del non autoctono, luoghi noti e meno noti, e raccontare quasi in presa diretta un Alto Adige ormai fin troppo "visibile", ma che molti si ostinano a non vedere, per privilegi acquisiti o per pigra consuetudine. Il diario di viaggio diventa così un confronto serrato e pieno di sorprese con le nuove "tensioni" che attraversano questa terra, più legate alla gestione dei flussi turistici e migratori che non alle questioni etniche. Dai nuovi paesi dormitorio alle selfie zones di un turismo di massa e votato all'assoluta comodità, emerge un modello di sviluppo sociale ed economico fragile e non sempre governabile. Un paesaggio umano che fugge dalle cartoline e chiama in causa una certa idea di futuro.