La presente ricerca è il risultato di un'esperienza di mediazione e di uno studio antropologico sulle relazioni d'alterità tra rom in transito nella Svizzera italiana e la popolazione locale. L'analisi antropologica ha fatto emergere il ruolo ambivalente del conflitto nella produzione e riproduzione della relazione d'alterità: le interazioni tra residenti e rom variano nel corso del tempo, oscillando tra il polo del rifiuto e quello dell'attrazione, in un continuo riconoscersi nel distinguersi, diffidare nel fidarsi. Il modello integrativo tradizionale dello Stato-nazione si rivela troppo ristretto per accogliere la cultura rom. Impedirne la resistenza nelle prese di distanza dal lavoro salariale e dalla scolarizzazione obbligatoria, intralciarne il desiderio di mantenere uno stile di vita seminomade, che garantisce anche i ricongiungimenti famigliari e religiosi, rifiutare di riconoscerne l'organo di giustizia e la lingua... porterebbe a una dissoluzione della cultura rom. I rom ne sono consapevoli, ragione per la quale mantengono un'ambivalenza relazionale, al costo di apparire come "zingari indesiderabili".