Le sequenze fatti/narrazioni, intrise di vero/falso favorevole all'Osservatore Dominante, hanno da sempre dato conto della Storia Ufficiale. Ma prima non c'era il Web planetario, le informazioni non circolavano alla velocità con la quale circolano oggi, non c'erano gli smartphone che riprendono la realtà e la sbattono in Rete con pochi click. Non c'erano gli Mbps, ovvero i Mega bits per second, ovvero i milioni di bit al secondo che entrano ed escono dai nostri strumenti digitali disegnando e ridisegnando la politica, la finanza, il commercio, la guerra, la cultura, il tempo libero, il lavoro, ecc. La Storia la scrivevano i vincitori e si poteva credere e far credere di avere in biblioteca la Verità. Una verità ossuta, autoritaria, implacabile. Sacra. Newtoniana. Oggi, il rifiuto ostinato dell'approccio indeterminato è il segno di un basso livello di evoluzione, è un atteggiamento tipico di identità rigide (inflessibili ma fragili) che hanno bisogno di identificazioni ombrello sotto le quali ripararsi, invece di esercitare un tollerante e partecipante attivismo, magari innervato da una sana compassione. In certe giornate è più facile schiantarsi in poltrona a guardare uno dei tanti TG che trabocca di "verità classiche" piuttosto che fare lo slalom tra le Fonti e le interpretazioni. Ma... è il Digitale, bellezza!